Ema Stokholma, la verità sulla drammatica infanzia: “Mia madre mi ….”

La deejay italo-francese Ema Stokholma ha raccontato le violenze subite da bambina da parte di una madre che non l’ha mai amata.

Ci sono infanzie difficili e situazioni familiari complicate che possono distruggere per sempre una persona, limitarne le possibilità di carriera e quelle relazionali. Lo sa bene Ema Stokholma, nome d’arte della Deejay italo-francese Morwenn Moguerou, che è arrivata in Italia da adolescente proprio per scappare da una situazione del genere e trovare una nuova vita e la speranza nei confronti del futuro.

A raccontare questo drammatico passato è stata la stessa Ema in un libro intitolato ‘Per il mio bene‘, dopo l’uscita del quale la deejay è stata invitata a parlarne nei principali salotti televisivi italiani. Per la ragazza sarà stato complicato mettere su carta un vissuto così doloroso e lo è sicuramente il parlarne in pubblico, ma se ha deciso di farlo vuol dire che è giunta ad uno stadio di accettazione di quel dramma e che oggi è riuscita finalmente a superarlo.

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Ema Stokholma e l’infanzia difficile: “Mia madre mi picchiava”

Nel corso delle interviste, Ema Stokholma ha rivelato che la madre l’ha sempre picchiata e che quando non la colpiva fisicamente la faceva stare male emotivamente. Ospite di Serena Bortone ad ‘Oggi è un altro giorno’, la deejay ha parlato di quando sono iniziate le violenze: “Da quando avevo quattro anni ho conosciuto la violenza fisica. Mia madre mi picchiava e mi diceva cose terribili”. Quindi ha spiegato che da quel momento non sono mai cessate: “Cominciava sempre con una doccia fredda, mi metteva nella vasca vestita. Mi colpiva con il pomo della doccia e alcune volte mi teneva con la testa sotto l’acqua. Mia madre mi ha portato su un ponte e mi ha spronato a buttarmi di sotto, poi è passato il libraio e abbiamo fatto finta di niente”.

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In quella situazione, la piccola Morwenn desiderava fuggire da casa e la prima volta che è scappata aveva solamente 6 anni. Ogni volta che andava via, però, c’era chi la riportava a casa e nessuno, nemmeno la polizia, le ha mai chiesto perché fuggisse. Alla fine, quando aveva 15 anni, si è organizzata per bene prima di andare via di casa, ha preso un biglietto per andare a Roma ed ha raggiunto il padre. Quella è stata la fine di un primo capitolo di vita da cancellare, un nuovo inizio che le ha permesso di superare il dramma vissuto fino a quel momento.

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