Musica 8D: origini e funzionamento di una presunta novità

Grazie alla determinante complicità dell’eco propagativa concessa dai social, la musica 8D ha da poco ottenuto un successo pazzesco, ma la sua effettiva nascita risale a circa cinquanta anni fa

Senza introduzioni di sorta, iniziamo subito col chiarire in via definitiva il dubbio che molte persone si saranno comprensibilmente poste in merito al significato letterale di “musica 8D“. Tale espressione, infatti, risulta alquanto deviante, poiché fa senz’altro immaginare un tipo di suono capace di ripercuotersi su ben otto dimensioni spaziali diverse. Ebbene no: in realtà, il termine “audio 8D” è semplicemente frutto di una scaltra scelta di marketing, ma non trova alcuna corrispondenza concreta nell’applicazione della relativa tecnologia.

Fatta luce sulla questione etimologica, possiamo ora spiegare il vero funzionamento del fenomeno che, nell’ultimo periodo, ha invaso le chat di WhatsApp di mezzo mondo, tramite una catena millantante un’innovativa esperienza di ascolto. Un irrefrenabile passaparola al quale, in breve tempo, dato l’enorme apprezzamento registrato, si è immancabilmente succeduta la comparsa di un’infinità di brani, playlist e filmati dedicati alla musica 8D su Spotify, YouTube e piattaforme simili.

La realizzazione della musica 8D si avvale dello sfruttamento dei cosiddetti toni binaurali, ampiamente impiegati nel campo della Realtà Virtuale per incrementare la sensazione di immersività dell’utente grazie a una serie di filtri ed effetti sonori (come panning, flanger e riverbero) in grado di ingannare la percezione sensoriale del cervello, distorcendo i segnali audio inviati alle orecchie e creando così una specie di illusione spaziale.

In parole povere, una volta indossate le cuffie – fondamentali per l’ascolto di qualsiasi audio 8D – si ha come l’impressione che la fonte del suono si sposti costantemente non solo da sinistra verso destra, ma proprio di 360 gradi sferici, andando indietro e avanti, vicino e lontano, come se si fosse circondati da tante casse acustiche.

Nonostante abbia conosciuto il successo solo di recente, comunque, la musica 8D ha origini risalenti agli ormai lontani anni Settanta, quando un ingegnere inglese di nome Michael Gerzon inventò un particolare formato audio surround (che chiamò Ambisonics) capace di coprire, oltre al piano orizzontale, anche le fonti sonore sopra e sotto l’ascoltatore. A partire da quella singola idea – che non ha mai avuto grande fortuna – negli anni successivi si sono poi susseguiti molteplici tentativi di fusione tra audio 8D e vari generi musicali (elettronica e hip hop in primis), fino ad arrivare ai nostri giorni.

Si tratta di una manipolazione dell’audio che impedisce al nostro cervello di capire da dove provenga il suono, con la nostra mente che entra in una specie di parco divertimenti di impulsi acustici che vanno e vengono – ha dichiarato il noto produttore musicale Andrés Mayo in un’intervista rilasciata a Infobae, continuando – La musica non rimane circoscritta alle due fonti sonore standard, il lato destro e quello sinistro, ma diventa uno spazio virtuale a tutto tondo nel quale si possono apprezzare stimoli che sembrano provenire da molte più direzioni“.

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