Omicidio Yara Gambirasio, il film scatena le polemiche: qualcosa non torna

Si intitola “Yara” il film di Marco Tullio Giordana che racconta il caso Gambirasio. Sarà tre giorni in sala e poi su Netflix. Ecco tutto quel che c’è da sapere. 

Un film per ricostruire la tragica vicenda di Yara Gambirasio, la 13enne ginnasta scomparsa nel nulla a Brembate di Sopra, nella Bergamasca, nell’ormai lontano 2010, e ritrovata senza vita tre mesi dopo. Si intitola semplicemente “Yara” ed è stato girato da Marco Tullio Giordana, con Isabella Ragonese e Alessio Boni nel cast.

La tragedia di Yara Gambirasio nella pellicola di Marco Tullio Giordana

“Yara” sarà nelle sale per tre giorni dal 18 al 20 ottobre per poi migrare su Netflix il 5 novembre. Il film ricostruisce l’intricata vicenda e la complessa indagine che, dopo aver esaminato il dna di tutta la popolazione, portò alla condanna all’ergastolo in via definitiva di Massimo Giuseppe Bossetti.

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“Io interpreto un comandante dei Carabinieri, mentre Isabella Ragonese è il pubblico ministero Letizia Ruggeri. In sostanza è un film sull’indagine. Non è facile entrare in una vicenda di cronaca così vicina, così drammatica, che ci ha coinvolti tutti”, ha detto Boni. La vera protagonista, a ben vedere, è infatti proprio la pm che si è occupata del caso.

Il regista dei Cento Passi e della Meglio Gioventù parte dal tragico epilogo per poi ripercorrere cronologicamente la vicenda, rendendo in parole e immagini l’angoscia per le sorti della giovane scomparsa nel pomeriggio dopo essersi allenata a 700 metri da casa, nel centro sportivo del suo paese: la ginnastica ritmica era la sua passione. Fondamentale la bravura degli interpreti: Thomas Trabacchi è il maresciallo, Sandra Toffolatti e Mario Pirrello sono i genitori di Yara, mentre a prestare il volto a Massimo Bossetti è Roberto Zibetti, mentre la ragazzina è interpretata dalla giovane Chiara Bono. Il film è prodotto da Pietro Valsecchi, RTI e Netflix ed è scritto da Graziano Diana.

Secondo alcuni il punto di vista scelto per il film ha portato il regista a tralasciare alcuni aspetti fondamentali dell’indagine reale. Chi accusa il film di una certa superficialità fa riferimento in particolare alle prove del Dna, del cellulare di Bossetti localizzato nella zona del rapimento e alla polvere di calce nei polmoni della povera Yara. Tutti elementi che il film avrebbe toccato solo in parte.

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