Doc nelle tue mani, l’accusa che fa rumore: “Ci hanno discriminato”

Nicola Draoli, consigliere nazionale FNOPI (Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche), punta l’indice contro la produzione di Doc: ecco perché.    

Sul piccolo schermo è il momento degli operatori sanitari. Da Doc 2 – Nelle tue mani con Luca Argentero a Lea – Un nuovo giorno con Anna Valle, sono loro i grandi protagonisti della fiction nostrana. Ma di qui a una rappresentazione fedele della loro delicata e indispensabile professione ce ne corre, almeno secondo Nicola Draoli, Consigliere Nazionale della FNOPI (Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche) e Presidente dell’ordine infermieri di Grosseto.

doc tue mani

Medici, infermieri e OSS (operatori socio sanitari) che ogni giorno affrontano le sfide della professione tra corsie e letti d’ospedale, spesso storcono il naso per il modo in cui vengono rappresentati sul piccolo schermo, a suon di inesattezze e stereotipi. Nicola Draoli ne ha parlato con i colleghi di Fanpage: “Credo che il sentire negativo di chi svolge la professione infermieristica, nei confronti delle produzioni artistiche, sia dovuto a pesanti stereotipi, che da tempo ci stiamo sforzando di eliminare – osserva l’esperto -. Basti pensare alla filmografia italiana anni ’70, che rappresentava l’infermiera come disinibita, sexy, procace, adescatrice, soggiogata dal ruolo del medico. Detto questo, trovo comunque positivo che gli infermieri siano più presenti rispetto a prima”.

Il risvolto inedito di Doc nelle tue mani 

Per quanto riguarda Lea, Draoli spiega: “Ho letto delle critiche, ma è una fiction e non un documentario, quindi si muove su altri binari. Tuttavia quello che si riscontra – non solo nella serie Lea – è il sistema gerarchico all’interno delle strutture ospedaliere. Probabilmente per dare linfa a certe sceneggiature. In realtà nei sistemi sanitari, salvo rari casi, non esiste questa gerarchia quasi militaresca, ma sono presenti la multi professionalità e il confronto”.

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Ancora secondo Draoli “sicuramente c’è un perdurare degli stereotipi di genere. Nel mondo della sanità, le donne sono presenti anche nella componente medica, ma continuiamo a vedere il potere in mano al medico uomo e, quanto agli infermieri, in tv vediamo esclusivamente donne. Ancora si porta in scena un modello vecchio di qualche decina di anni. In realtà, sia tra gli infermieri che tra i medici e nelle relative posizioni di comando, si riscontrano sia uomini che donne”.

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Quanto a Doc – Nelle tue mani, “dipinge un mondo sanitario che è fatto esclusivamente da medici. Gli infermieri non ci sono proprio. Questa cosa, comprensibile dal punto di vista della sceneggiatura, non ha chiaramente alcun senso nella realtà. Non per una rivendicazione professionale, ma perché il mondo della sanità è fatto da una pletora di figure, che vanno dai medici, agli infermieri, passando per gli Operatori Socio Sanitari. Ci sono 22 professioni sanitarie che popolano il sistema, più tutta la rete di servizi esterni. Capisco sia molto complesso riprodurlo in una fiction, però questo modello mono professionale di intervento, fa perdere ogni minima sospensione dell’incredulità a chi fa questa professione. Si tratta di fare una rappresentazione un po’ più accurata”.

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