Filippo Addamo, chi è l’uomo che uccise la madre: quello che non sapete

Filippo Addamo uccise sua madre Rosa Montalto con un colpo di pistola alla nuca per gelosia. Ecco tutto quel che c’è da sapere su di lui.  

Filippo Addamo sarà il primo protagonista di “Che fine ha fatto Baby Jane?”, il programma condotto da Franca Leosini in onda oggi in prima serata su Rai 3. Ripercorrendo la vicenda umana e giudiziaria del protagonista, scopriremo cosa fa oggi e come è cambiato dopo aver scontato la sua pena in carcere.

L’identikit di Filippo Addamo

Filippo Addamo fu ospite della Leosini già 17 anni fa, nell’inverno del 2004, quando la giornalista lo incontrò nel carcere Bicocca di Catania. Allora aveva appena 23 anni e fu condannato a 17 anni di reclusione per l’omicidio della madre. La poveretta, all’epoca dei fatti 38enne, fu uccisa con un colpo di pistola alla nuca all’alba del 27 marzo 2000 nel cuore del centro storico di Catania.

Leggi anche –> Omicidio Yara Gambirasio, il film scatena le polemiche: qualcosa non torna

Leggi anche –> Denis Bergamini, la svolta: il vero ruolo dell’ex fidanzata nell’omicidio

Dal giugno 2019, avendo interamente scontato la sua pena, Filippo è un uomo libero. Ovvio domandarsi se e come sia cambiata la sua vita, se si sia davvero pentito per ciò che ha fatto e se abbia rimpianti. Quel delitto segnò la cronaca nera locale, sconvolgendo l’Italia intera per la sua brutalità, ma soprattutto per il movente di un gesto così atroce: “Volevo mia madre solo per me e ora invece non ce l’ho più”, confessò il giovane dopo l’omicidio.

Filippo non tollerava che la madre frequentasse altri uomini dopo la separazione dal padre. Ma la goccia che fece traboccare il vaso fu la sua scelta di andare via di casa, lasciando marito e figli per andare a vivere con un ragazzo di 24 anni, amico dello stesso Filippo.  Rosa era diventata mamma ad appena 15 anni e nonna a 35: la sua intera esistenza era stata dedicata alla famiglia.

Filippo perse la testa sentendosi il responsabile dello sfascio della sua famiglia: era stato proprio lui, infatti, a presentare l’amico alla madre. Il senso di colpa verso il padre e la frustrazione di quel tradimento si impossessarono di lui fino a spingerlo all’atroce delitto.

Un’esecuzione compiuta con lucida follia

La “scappatella” di Rosa con l’amico del figlio si concluse nel giro di pochi giorni per volere della donna, che nel frattempo era stata messa sulla graticola dall’intera famiglia. Di lì la decisione di andare a vivere da sola con tre dei suoi figli, mentre Filippo era rimasto a vivere col padre. Ma le successive frequentazioni con altri uomini non hanno fatto che alimentare la rabbia del ventenne che, un maledetto giorno di marzo del 2000, decise di affrontarla a viso aperto presentandosi all’alba sotto casa sua con una pistola giocattolo modificata dentro una 7,65 carica. A suo dire, l’intento era solo quello di mostrarle l’arma, ma fatalmente partì un colpo che uccise la donna.

Dopo di che Filippo lasciò lì il cadavere e si recò al lavoro. Immediatamente raggiunto dagli inquirenti, confessò tutto: “Sono stato io, ero geloso”. Poi il processo, nel corso del quale la  vittima fu descritta come “civetta, leggera e irresponsabile”, e la condanna per omicidio volontario.

Impostazioni privacy