Quando si può accendere il riscaldamento: attenzione alle multe

Con l’arrivo dell’autunno si cominciano ad accendere stufe e camini, ma quest’anno col riscaldamento bisognerà andarci cauti, pena multe salate: ecco le regole da rispettare. 

Ormai quasi non si parla d’altro: prezzi dell’energia alle stelle, bollette fuori controllo, crisi degli approvvigionamenti. Dopo la guerra in Ucraina e tutto quel che ne è seguito, per risparmiare la famiglie italiane stanno valutando metodi di riscaldamento alternativi, tra cui anche stufe a pellet e camini a legna. Prima di un eventuale acquisto o dell’accensione, tuttavia, occorre prestare molta attenzione alle possibili multe che possono scattare se non si rispettano le norme disposte da questa o quella regione.

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Tutte le regole per riscaldamento in tempo di guerra

Temperatura giù di un grado da 20° a 19°, sia negli uffici (pubblici e privati) che nelle case, 1 ora di accensione in meno al giorno dei termosifoni, posticipo accensione caldaie di 8 giorni e anticipo di 7 giorni della data di fine esercizio, salvo le utenze sensibili, vedi gli ospedali, le RSA e le case di ricovero. Ma l’inizio della stagione termica è ormai vicino: l’avvio ufficiale è il 15 ottobre e i termosifoni si potranno tenere accesi fino al 15 aprile 2022.

Nel dettaglio: nella zona A i riscaldamenti potranno essere accesi per 5 ore al giorno dal 8 dicembre al 7 marzo; nella zona B per 7 ore al giorno dal 8 dicembre al 23 marzo; nella zona C per 9 ore al giorno dal 22 novembre al 23 marzo; nella zona D per 11 ore giornaliere dal 8 novembre al 7 aprile; nella zona E per 13 ore al giorno dal 22 ottobre al 7 aprile; nella zona F non sono previste limitazioni.

Lombardia, Veneto, Piemonte, Emila Romagna e Toscana, poi, hanno imposto delle regole molto severe per l’accensione di quei dispositivi che rilasciano grandi quantità di CO2 nell’ambiente. Già, perché camini, stufe a legna e stufe a pellet, spesso presentati come sistemi di riscaldamento “ecologici”, in realtà, sono molto più inquinanti delle caldaie a metano o gpl, e persino di quelle a gasolio.

A tal proposito, le norme più severe per quanto riguarda il riscaldamento nelle abitazioni come negli uffici e luoghi di culto sono quelle vigenti in Lombardia, dove per contrastare l’inquinamento atmosferico c’è divieto di usare stufe e camini e soprattutto di installare generatori di calore alimentati da biomassa legnosa con emissioni oltre il limite consentito. E’ necessario oltretutto che gli impianti abbiano almeno 4 stelle. Inoltre, dal 1° ottobre 2018 c’è l’obbligo, per le stufe a pellet di potenza termica nominale sotto i 25 kW, di usare combustile certificato conforme alla classe A1. Altrimenti si rischiano sanzioni fino a 5.000 euro.

Stesso discorso o quasi in Veneto, mentre l’Emilia Romagna vieta ai comuni sotto i 300 metri di altitudine di usare generatori di calore a biomassa legnosa sotto certificazione a tre stelle. E nel caso in cui ci sia peggioramento della qualità dell’aria, la stessa misura scatta per tutti i comuni di pianura con certificazione inferiore a 4 stelle. C’è poi l’obbligo di ridurre la temperatura di almeno 1 grado fino a massimo 19 gradi nelle case, uffici, luoghi di culto e attività commerciali. Idem in Toscana, mentre in Piemonte vige il divieto di usare stufe e camini a legna con potenza nominale sotto i 35 kW e la classe non deve essere inferiore a quattro stelle.

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