Reddito di Cittadinanza, cambia tutto: la nuova stretta contro i “furbetti”

Tra pochi giorni inizierà l’iter per l’approvazione di un’importante modifica al Reddito di Cittadinanza. Ecco tutto quel che c’è da sapere. 

Grosse novità in arrivo sul fronte del Reddito di Cittadinanza: le responsabilità che finora gravavano solo sul pubblico saranno estese anche al settore privato: i datori di lavoro potranno infatti segnalare i percettori del beneficiano che rifiutano la terza offerta. Ed è subito polemica.

reddito di cittadinanza

L’ultima modifica al Reddito di Cittadinanza

Un emendamento al DL Aiuti approvato alla Camera – l’itera partirà a metà luglio – prevede che i privati possano proporre offerte di lavoro ai titolari di Reddito di Cittadinanza che hanno sottoscritto il Patto per l’Impiego anche senza passare dai Centri. Di conseguenza, anche l’offerta privata rientrerà nel computo delle offerte congrue di lavoro. E al terzo rifiuto scatterà inevitabilmente la revoca del sussidio.

Come accennato, la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Aiuti convertito in legge è prevista per metà luglio, ed entro i successivi 60 giorni sarà emanato un decreto ministeriale attuativo con le istruzioni per la comunicazione e la verifica del rifiuto dell’offerta di lavoro da privati. Ma approccio “punitivo” ha fatto storcere il naso a più d’uno.

L’iniziativa è stata senz’altro influenzata dalle testimonianze di imprenditori che, con grande clamore mediatico, hanno denunciato la difficoltà a reperire personale, nonostante i dati impietosi sulla disoccupazione giovanile e i Neet nel nostro paese. In poche parole, nessuno ha voglia di lavorare perché preferisce usufruire del reddito di cittadinanza. Il punto è che ci sono anche centinaia di giovani che hanno raccontato di proposte di lavoro con stipendi indecenti a fronte di orari di lavoro e mansioni insostenibili.

Il tutto, è il caso di ricordarlo, in un contesto in cui i percettori del Rdc sono circa due milioni e, di questi, circa la metà “inoccupabili”. Non resta dunque che attendere il decreto per capire in che modo i datori di lavoro potranno segnalare quei percettori del beneficio che rifiutano un’offerta congrua, ovvero che preveda che la distanza tra luogo di residenza e possibile luogo di lavoro relativo alla prima offerta ricevuta sia inferiore a 80 chilometri o comunque percorribile in meno di 100 minuti utilizzando i mezzi pubblici. Da gennaio 2022 la legge prevede infatti che i beneficiari abbiano diritto a rifiutare un massimo di due offerte di lavoro congrue, per cui la terza offerta deve essere necessariamente accettata se non si vuole perdere l’assegno.

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