Alberto Matano commosso: “Un nostro giornalista ha trovato il bimbo”

Il bimbo di appena due anni che si era smarrito nei boschi del Mugello è stato ritrovato oggi da un inviato de La vita in diretta. Ecco la sua testimonianza. 

La drammatica vicenda che nelle scorse ore ha tenuto col fiato sospeso l’Italia intera si è chiusa fortunatamente con un lieto fine. Il piccolo Nicola è stato ritrovato ed è già tornato tra le braccia di mamma e papà. Il bimbo, di appena 21 mesi, si era allontanato da casa sua lo scorso lunedì sera, smarrendosi poi nei boschi dell’Alto Mugello. Subito erano state attivate le ricerche, con circa trecento persone impegnate giorno e notte per ritrovarlo. Stamattina, poi, l’inaspettata magnifica notizia, o forse sarebbe meglio dire miracolo. Nicola Tanturli è rimasto da solo nel bosco per un giorno e mezzo, senza cibo né acqua, finché un giornalista che passava di lì “per caso” si è accorto di lui.

La disavventura a lieto fine del bimbo del Mugello

A ritrovare il piccolo Nicola è stato l’inviato de La vita in diretta Giuseppe Di Tommaso. Il conduttore Alberto Matano ha poi raccontato com’è andata. La troupe del programma stava ripercorrendo l’ipotetico percorso compiuto da Nicola e l’inviato, in un momento in cui si era ritrovato da solo, ha sentito dei lamenti. Sporgendosi da una scarpata ha visto proprio la sagoma di Nicola.

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Il piccolo era vivo e la felicità del giornalista è stata immensa. Dopo i primi concitati istanti, visto che nel bosco il telefonino non prendeva, Di Tommaso è subito corso indietro in cerca di aiuto, quindi è tornato dal bambino insieme ai Carabinieri, che in poco tempo sono riusciti a tirare fuori il piccolo dal burrone.

“Non prendendo il telefono, Di Tommaso è corso indietro, ha chiamato i carabinieri e li ha aiutati a tirarlo fuori dalla scarpata – ha spiegato Matano -. L’ho sentito tra le emozioni, le lacrime e la gioia, mi ha chiamato e mi ha detto: ‘È vivo, è vivo!’”.

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“Ho sentito un lamento provenire da una scarpata, poi un altro ancora… Allora ho iniziato a chiamarlo per nome ‘Nicola!’ e lui ha risposta con una voce flebile ‘mamma’ – ha raccontato Di Tommaso a Corriere.it -. A quel punto, mi sono buttato giù, facendomi pure male a un piede, lui era lì, dietro un ammasso di rovi e chiamava ‘mamma’”.

“Erano circa le nove del mattino – ha spiegato il giornalista -, stavo andando con la troupe in auto verso il casolare per fare il servizio, ma all’improvviso ho avuto un attacco di panico, mi mancava il respiro, ho chiesto di scendere: ‘Andate avanti, io proseguo a piedi’. Camminando parlavo a voce alta, ‘inspira, respira’, per ritrovare la calma; nel punto in cui il bosco ai lati della strada si apriva e su un ciglio si vedeva un declivio ripido mi sono fermato, proprio per respirare meglio. Allora ho sentito un lamento, ma era flebile. Ho pensato fosse una mia suggestione. Poi è arrivato un altro lamento. No, non era la mia suggestione. Così ho gridato ‘Nicola, Nicola’. E la voce dalla scarpata ha risposto ‘mamma!”’.

E ancora: “Continuavo a chiamare ‘Nicola!’ e lui continuava a dire ‘mamma’, mi sono fatto male a un piede e sono arrivato davanti a un ammasso di rovi: la voce veniva da lì, non lo vedevo ma lo sentivo. A quel punto sono risalito di corsa sulla strada e proprio in quel momento passava un auto dei carabinieri, li ho fermati subito, gridavo: ‘È li sotto, il bambino è li sotto, l’ho sentito’. Il carabiniere ha detto che poteva essere un capriolo ma io ero sicuro: i caprioli non dicono ‘mamma!'”.

“Nicola piangeva – ha concluso conclude Di Tommaso -, continuava a chiamare mamma e si è placato solo quando l’ho riconsegnato nelle braccia di sua madre, anche il papà piangeva e non smetteva di ringraziarci… Se non fossi sceso dall’auto per quel malore improvviso, se non mi fossi trovato a piedi in quel punto della strada non avrei mai sentito quella voce”. Ma resta un interrogativo: “Quella su cui mi sono ritrovato a camminare è l’unica strada che porta al casolare, e la scarpata è lì, sul ciglio della strada. C’erano circa duecento persone impegnate da ore e ore nelle ricerche, con i cani, i droni… Com’è possibile che sia andata così?”.

 

 

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