Elena Ceste, novità sul caso: cosa cambia per il marito killer dopo l’annuncio del tribunale

Il Tribunale di Asti ha rigettato la richiesta avanzata dalla difesa di Michele Buoninconti di condurre analisi genetiche sugli indumenti e altri effetti personali di Elena Ceste. E adesso?

Si riaccendono i riflettori su Elena Ceste, dopo che il Tribunale di Asti ha detto “no” alla richiesta, da parte dei difensori del marito della vittima, di procedere ad analisi genetiche sugli indumenti e su altri effetti personali di Elena Ceste nonché sulle auto nella disponibilità della famiglia. Per il pompiere di Costigliole d’Asti, che continua a proclamare la sua innocenza, era l’ultima speranza di una revisione della sua sentenza di condanna.

elena ceste

Gli ultimi sviluppi della drammatica vicenda di Elena Ceste

Era il 23 gennaio 2014 quando Elena Ceste, madre di quattro figli, scompariva nel nulla dalla sua casa di Costigliole d’Asti, nel sud del Piemonte. A lanciare il primo allarme era stato il marito Michele Buoninconti, ma il cadavere della poveretta fu rinvenuto solo dieci mesi dopo sulle rive del Rio Mersa. E dopo otto anni di processi la giustizia ha stabilito in via definitiva che ad averla uccisa è stato proprio il consorte.

Nel 2015 l’uomo è stato condannato a 30 anni di carcere, poi confermati in appello. I figli sono stati affidati ai nonni. Il movente dell’omicidio è stato individuato nel rapporto violento e irreparabile che si era venuto a creare fra i due coniugi: la Ceste voleva divorziare ma lui, oppressivo, non voleva saperne.

Quest’ultima, tuttavia, non ha mai smesso di proclamarsi innocente e di richiedere lo svolgimento di nuove indagini. L’ultimo capitolo di questa drammatica vicenda si è chiuso qualche giorno fa, dopo la pronuncia del Tribunale di Asti. I giudici piemontesi hanno respinto la richiesta di condurre nuove analisi di matrice genetica sugli indumenti di Elena Ceste e sugli altri effetti personali della donna, escludendo anche la possibilità di esaminare i campioni prelevati dalle automobili in uso alla famiglia Buoninconti.

Insomma, ormai non sembra esserci via d’uscita per il pompiere di Costigliole d’Asti. La difesa lamenta gravi falle nel procedimento, rimarcando in particolare che l’autopsia non era stata in grado di chiarire con precisione la causa di morte della donna, ma tant’è. Soltanto eventuali profili genetici riconducibili a terzi avrebbero potuto fornire alla difesa le nuove prove che il codice di procedura penale richiede tassativamente per ottenere la riapertura del processo. Se ne parlerà diffusamente questa sera in tv: per il ciclo “Nove racconta” oggi, 11 giugno, va in onda alle 21:25 “Sparita nel nulla – Il caso Elena Ceste”.

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