Gianfranco Stevanin, chi è il serial killer che ha stuprato e ucciso sei donne

Gianfranco Stevanin è un criminale e serial killer italiano, ritenuto colpevole dell’omicidio di sei donne nel 1994. Ecco tutto quel che c’è da sapere su di lui.   

Stasera, sabato 10 luglio, alle ore 21:25 sul canale Nove va in onda Stevanin – Non ricordo di averle uccise: una lunga intervista a Gianfranco Stevanin, serial killer e stupratore colpevole dell’omicidio di 6 donne. Conosciamolo più da vicino.

L’identikit di Gianfranco Stevanin

Gianfranco Stevanin è nato a Montagnana (Padova) il 2 ottobre 1960. Il suo caso ebbe grande risalto sui media nazionali e sollevò un dibattito sulla questione dell’incapacità di intendere e volere. Tutto iniziò il 16 novembre 1994 a Vicenza, quando l’uomo caricò nella sua Volvo 480 Gabriele Musger, una prostituta, alla quale offrì del denaro per avere rapporti sessuali e scattarle delle foto. Dopo ore di minacce, violenze e sevizie, la poveretta tentò inutilmente la fuga e, in seguito, cercò di opporsi a ulteriori violenze, ma lui la minacciò ancora con un coltello. Per cercare di salvarsi, la Musger disse all’aggressore che gli avrebbe dato tutti i suoi risparmi (circa 25 milioni di lire) se l’avesse lasciata libera.

Lui accettò, ma il denaro si trovava a casa della donna. Durante il tragitto in auto, al casello di Vicenza Ovest Stevanin fermò la macchina per pagare il pedaggio e la donna ne approfittò per scendere dalla macchina, correre verso una volante della polizia e denunciare il suo aggressore. La polizia arrestò Stevanin per violenza sessuale, tentata estorsione e possesso di una pistola giocattolo senza tappo rosso. Dopo quell’episodio, fu condannato a due anni e sei mesi di carcere.

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Le successive indagini portarono al ritrovamento nella casa di Stevanin di materiale pornografico (tra cui oltre 7.000 fotografie scattate personalmente alle sue partner), libri di anatomia, scatole contenenti peli pubici e uno “schedario” con informazioni dettagliate su tutte le sue partner. Gli inquirenti cominciarono a sospettare crimini più gravi dopo il rinvenimento di oggetti appartenuti a Biljana Pavlovic, di cui non si avevano più notizie dall’agosto 1994, e a Claudia Pulejo.

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Nei mesi successivi furono ritrovati i cadaveri (o prove certe dell’omicidio) non solo di quelle due donne, ma di altre quattro vittime di Stevanin. Interrogato dagli inquirenti, il serial killer a tratti sembrava ricordare qualcosa, ma subito dopo ritrattava, sostenendo di avere dei vuoti di memoria. Il 19 luglio 1996 decise di confessare e rivelò di aver smembrato i cadaveri di quattro donne, precisando però che l’omicidio non era premeditato: sarebbero morte durante rapporti sessuali estremi o, nel caso della Pulejo, per overdose.

Dopo una perizia psichiatrica Stevanin fu dichiarato processabile e capace di intendere e volere. Ma il 7 luglio 1999 la Corte d’assise d’appello di Venezia lo assolse dall’accusa di omicidio perché incapace di intendere e volere e lo condannò a 10 anni e mezzo per occultamento e vilipendio di cadavere. La prima sezione della Corte di Cassazione di Roma annullò poi la sentenza per “illogica motivazione”, rinviando a una nuova sezione di appello il riesame del caso. La sentenza definitiva arrivò il 23 marzo 2001: la Corte d’appello di Venezia dichiarò che Gianfranco Stevanin è in grado di intendere e volere, confermando la condanna all’ergastolo.

Attualmente Stevanin  sta scontando la pena nel carcere di Bollate. Il 1º settembre 2010 fece sapere alla stampa di non ricordare niente degli omicidi e annunciò l’intenzione di diventare frate francescano laico. E lo scorso ottobre il suo legale ha annunciato che presenterà istanze per una nuova perizia psichiatrica e la concessione di misure alternative alla detenzione in carcere.

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