Pensioni, l’Inps rilancia l’uscita dal lavoro a 63 anni: ecco tutti i requisiti

Sarà possibile lasciare il lavoro a 63 anni ma con assegno ridotto. Sul fronte pensioni l’Inps rilancia l’anticipo della quota “contributiva”. 

Complice il crollo del Pil nel 2020 per i noti effetti dell’emergenza Covid-19, un lavoratore dipendente con una retribuzione di 25mila euro che ha versato 8.250 euro di contributi (il 33%) si ritrova nel montante 8.248 euro, cioè due in meno. La questione entra ora nel pacchetto di misure previdenziali che il governo Draghi sta valutando in vista della manovra di bilancio, che potrebbe dedicare a questo capitolo circa 5 miliardi, in parte per il nuovo meccanismo di indicizzazione delle pensioni, in parte per l’estensione delle categorie di lavori gravosi ammesse all’Ape sociale (assegno fino a 1.500 euro dal 63° anno e fino alla pensione).

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Ieri, martedì 12 ottobre, in audizione alla Camera il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, e Cesare Damiano, che ha guidato la commissione ministeriale sui lavori gravosi, si sono espressi a favore dell’estensione della platea. La commissione ha censito una trentina di lavori gravosi, compresi forestali, estetisti, molte categorie di operai, che si potrebbero aggiungere agli attuali 15. Il costo dell’operazione è pari a 126 milioni nel 2022, per poi aumentare fino a 805 milioni nel 2026.

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La nuova proposta per le pensioni anticipate

Tridico ha poi passato in rassegna una serie di proposte per sostituire Quota 100, che scadrà a fine anno, rilanciando l’ipotesi di consentire l’uscita a 63-64 anni con una pensione ridotta, calcolata solo sulla quota contributiva (purché sia pari ad almeno 1,2 volte l’assegno sociale, cioè 552 euro), da integrare poi a 67 anni con la quota maturata nel sistema retributivo. Una sorta di “Ape contributiva” che costerebbe “solo” 453 milioni nel 2022, fino a un massimo di 1,1 miliardi nel 2025, e interesserebbe circa 50mila lavoratori nel 2022, 66mila nel secondo anno, 87mila nel terzo.

A detta del presidente dell’Inps, tale soluzione sarebbe “pienamente sostenibile” per il bilancio perché l’anticipo della pensione riguarderebbe solo la parte maturata sui versamenti che ricadono nel calcolo contributivo (post 1995). La proposta sindacale (e della Lega) della pensione con 41 anni di contributi senza limiti d’età (la cosiddetta Quota 41) sarebbe invece troppo costosa: 9 miliardi a regime. Idem il riscatto laurea gratuito: 4-5 miliardi l’anno.

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