Pino Daniele, la verità sulla sua morte prematura: che malattia aveva

Protagonista di una rivoluzione musicale, Pino Daniele è tristemente scomparso il 4 gennaio del 2015: oggi ricordiamo così quel giorno.

Pino Daniele

Sono passati ormai sette anni dalla sera in cui Pino Daniele è mancato, eppure accettare la sua scomparsa per molti è ancora difficile. “Qualcosa è andato storto” ha commentato Fabiola Sciabbarrasi, la moglie, convinta che la verità sulla morte dell’artista sia ancora nascosta. In particolare la donna non riesce a capire perchè, quella sera, si sia deciso di portare un Pino già molto sofferente in auto in un ospedale ad oltre 150 chilometri di distanza. La scelta ancora oggi le sembra strana: “Non me la spiego”.

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Così l’artista, a soli 59 anni, in ospedale ci è arrivato già morto (dopo un quarto d’ora di strada in macchina). La notizia è stata così devastante che ancora adesso in tantissimi si chiedono cosa sia davvero successo: sarebbe stato possibile salvarlo? Secondo Luisa Regimenti, (consulente della vedova del musicista) probabilmente sì: “Daniele non è morto a causa del destino ma di gravi negligenze”.

Pino Daniele, la corsa disperata verso l’ospedale: “Mi ha detto che…”

Da tempo il musicista aveva problemi al cuore, tanto che poco prima di morire si era anche consultato con il suo cardiologo. “Pino stava sufficientemente bene” ha raccontato il dottor Gaspardone. “Mi ha detto che aveva un senso di malessere, ma non mi ha trasmesso l’ansia di una situazione grave”. Cosa sia successo esattamente quella sera non è sicuro: che ci siano state davvero delle ‘gravi negligenze’ o meno non si può ancora sapere per certo.

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Secondo gli esperti che nel 2018 hanno riesaminato il caso, “la scelta di ricorrere alle cure dell’ospedale Sant’Eugenio in Roma ha privato il Daniele della possibilità di giovarsi di opportunità terapeutiche in modo tempestivo”. Sempre secondo la perizia, poi, a peggiorare le cose sarebbe stata la decisione di portarlo in auto: in questo modo il musicista ha affrontato in viaggio seduto, invece che sdraiato (posizione che, forse, avrebbe potuto in qualche modo aiutare).

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