Selvaggia Lucarelli, il dramma della mamma malata di Alzheimer

In occasione della Festa della Mamma, Selvaggia Lucarelli ha voluto raccontare la malattia della madre e la sua lotta contro l’oblio.

Ieri è stata la Festa della Mamma e tutti i figli, in maniera differente, hanno voluto omaggiare le proprie madri. Tra i personaggi pubblici che hanno voluto rendere pubblico il proprio omaggio c’è stata anche Selvaggia Lucarelli. La giornalista nel farlo ha voluto condividere con i propri follower la difficile situazione in cui la donna si trova, una situazione che potrebbe rendere vano un gesto d’affetto nei confronti della donna che l’ha messa al mondo e cresciuta.

Non molti sanno, infatti, che la madre di Selvaggia Lucarelli è affetta da Alzheimer e che, dunque, la coscienza di sé va e viene, così come i ricordi dei momenti belli della vita e delle persone che le sono state accanto e l’hanno amata. Da brave scrittrice qual è, Selvaggia dipinge in un post Instagram un quadro esplicativo del dramma della madre, ma senza che risulti devastante. Il racconto di Selvaggia è elegante e sobrio, carico di affetto e stima per una donna che ama e che apprezza ancor di più oggi per la sua voglia di non farsi schiacciare dalla malattia.

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Selvaggia Lucarelli: “Mia mamma non ricorda più di essere mamma”

Il post inizia con un’affermazione che è probabilmente espressione di un timore o forse un tentativo di accettare qualcosa difficile da accettare: “Mia mamma non ricorda più con assoluta continuità di essere una mamma. Almeno credo. Di sicuro non sa a quale fermata del viaggio mi trovi”. Nella frase successiva la scrittrice esplicita il problema di cui sta parlando per fare capire a chi legge di cosa parla: “Quando mi parla al telefono riusciamo a fare due chiacchiere, ma come tutti i malati di Alzheimer su quella linea sottile tra l’esserci ancora e l’oblio, evita di fare domande, di dare risposte elaborate”.

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Selvaggia poi palesa tutta la stima che nutre nei confronti della madre, scrivendo: “Oggi se penso a mia mamma mi vengono in mente quelle figure sottili, antiche, che facevano acrobazie sui fili con le monoruote“. Un’immagine potente e capace di far vivere anche chi non ci è passato il dramma dei malati si Alzheimer, la loro voglia di conservare fino all’ultimo ciò che li ha resi unici nella vita. Schietto il commento successivo a questa pregnante metafora: “Penso che lei aveva una scarsa affettività ma una mente incredibile e che quella mente la tiene ancora sulla corda, seppure indecisa e sbilenca, perché altrimenti sarebbe già giù, nel luogo in cui ci si dimentica di essere state madri e si torna figlie, figli. Soli, spauriti, senza sapere niente del mondo”.

 

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